Pierfrancesco Pacoda


Ci sono gli eroi del pop e i protagonisti della ‘ribellione senza una causa’ del punk, le star del rock di successo e i crooner della grande tradizione melodica italiana, quelli delle notti al night e gli urlatori. Remixati, proprio con quella tecnica che ha caratterizzato, sin dagli esordi, il dj style che, nella sua migliore versione, trasforma quelli che Battiato avrebbe definito ‘Mondi Lontanissimi’ in un flusso sonoro, culturale, visuale in questo caso specifico, unico, che definisce le sensazioni di una notte. Così, come i più virtuosi dj, le Mistiche Nutelle ci prendono e ci portano via, ci fanno sentire protagonisti per una notte di un viaggio unico, su e giù nei tempi e nelle geografie, per restituirci i confini, sempre più labili, inarrestabili, in continuo movimento, DEL SUONO IN CUI VIVIAMO (per citare il bel libro del musicista e musicologo Franco Fabbri).

Perché di questo si tratta, questa è la sensazione evocata dalle opere esposte nello Spazio Gerra, di un caotico attraversamento, di una rivolta che affida allo ‘stile’ la sua lotta contro l’omologazione. Fuori dalle convenzioni, le Mistiche Nutelle ci mettono di fronte a icone che hanno segnato (trasformato?) le epoche, offrendoci l’emozione di sentire vicini a noi, come fossero nostri compagni di vagabondaggi ‘sulla strada’, le figure più rappresentative della popular music (nella sua accezione anglosassone). Ricordandoci che la musica è lo specchio dei nostri tempi e che, se non ha influito in maniera determinante nelle grandi modificazioni epocali, le subculture sonore hanno però sempre fotografato, come fossero eccitanti reportage, quei sentimenti, quei presagi che erano nell’aria. Prima che ce ne rendessimo conto.